Personaggi

Dimora amata dalle donne di Casa Savoia

Molto amato dai personaggi femminili di Casa Savoia, come la regina Maria Adelaide e le principesse Clotilde e Letizia, il castello fu luogo di soggiorno, sede dell’educazione dei giovani principi e teatro di eventi: frammenti di storia e ricordi familiari aleggiano ancora negli appartamenti reali, collegati al vasto parco che si estende sulla collina.

 

 

Savoia che lo hanno abitato

È una dimora sabauda fra le più ricche di memorie: Vittorio Amedeo II, primo re di Sardegna, vi fu rinchiuso dal figlio Carlo Emanuele III. In una delle sue sale fu firmato nel 1849 il famoso Proclama di Moncalieri, ispirato da Massimo d’Azeglio. Con esso Vittorio Emanuele II, rivolgendosi direttamente al paese, scioglieva una Camera dei Deputati diventata “ingovernabile” dopo l’abdicazione di Carlo Alberto e faceva approvare da una nuova assemblea il trattato di pace stipulato con l’Austria al termine della prima guerra d’indipendenza. Re Vittorio Emanuele II e la consorte la Regina Maria Adelaide, furono i regnanti che maggiormente vissero nel Castello reale di Moncalieri, dove si avevano fatto costruire due bellissimi appartamenti. 

Domenica 28 gennaio la commemorazione

Regina Maria Cristina  da 10 anni è Beata 

Domenica 28 gennaio si tiene la commemorazione del decimo anniversario della beatificazione di Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie organizzata dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. 

La regina Maria Cristina di Savoia era nata a Cagliari il 14 novembre 1812 e morì a Napoli il 31 gennaio 1836. Dal 1821 al 1824 visse nel Castello Reale di Moncalieri. Estremamente devota, venne chiamata dai napoletani la "Reginella Santa", si sposò nel 1832 con Ferdinando II, Re delle Due Sicilie. Non ancora ventiquattrenne morì nel dare alla luce l’unico figlio Francesco, che alla morte del padre è salito al trono. 

 PROGRAMMA

Il programma delle celebrazioni prevede il ritrovo a Moncalieri nella chiesa Arciconfraternita di Santa Croce, dalla quale alle 10,15 parte una processione con la reliquia della Beata verso la Collegiata Santa Maria della Scala dove alle 10,30 si celebra la Messa. Un secondo momento rievocativo è in programma presso il Castello di Moncalieri alle 12 con la conferenza sulla Beata Maria Cristina, «regina del vero bene comune» tenuta da Cristina Siccardi.

E' necessaria la prenotazione a delpiemontevaldaosta@smoc.it

Re Vittorio Emanuele II

Vittorio Emanuele II, primo re dell’Italia unita, è il Savoia più fortemente legato al castello reale di Moncalieri e alla città, visto che trascorse qui tutta l’adolescenza.

Figlio primogenito di Carlo Alberto e Maria Teresa d’Asburgo-Lorena, è nato a Torino nel 1820, ma sin da ragazzo è vissuto nel castello di Moncalieri, dove è stato sottoposto ad una rigida  educazione, sotto la  severa guida dell’abate Andrea Chavaz. Il castello di Moncalieri è stato però anche il luogo dei suoi giochi, dei suoi divertimenti. A questo proposito le cronache raccontano delle spericolate cirse sulla slitta, insieme al fratello Ferdinando (futuro duca di Genova), nella ripida discesa del viale del Castello o di strada Santa Brigida.

La guida spirituale del giovane Vittorio Emanuele fu il frate  Guglielmo Massaia.

Nel 1839  inizia la sua carriera militare e deve iniziare ad occuparsi delle vidende dello stato Sabaudo; il 12 aprile 1842 sposa Maria Adelaide d’Asburgo - Lorena, figlia del vicerè del Lombardo- Veneto. L’anno successivo diventa padre della primogenita, la principessa Maria Clotilde, alla quale seguiranno in rapida successione gli altri numerosi figli.

Una virtù che il principe non praticò mai fu quella della fedeltà coniugale; infatti frequentò numerose donne ed ebbe diverse avventure sentimentali, da quella con un’avvenente attrice, Laura Bon a quella duratura e stabile con Rosa Vercellona (Bela Rosin) nominata Contessa di Mirafiori, che dopo essere rimasto vedovo sposò con matrimonio morganatico nel 1869.

Proprio per essere vicino a lei, fino all’Unità d’Italia con il trasferimento a Roma, il re preferiva vivere nel castello di Moncalieri, nelle cui vicinanze aveva acquistato una casa nella quale viveva l’amata Rosa e i due figli, Vittoria e Alberto Emanuele, nati dalla loro relazione.

Oltre alla vita privata, c’è un importante atto politico a legare Vittorio Emanuele II al castello di Moncalieri: il “Proclama di Moncalieri”, documento fondamentale nella storia del Regno di Sardegna e dell’Unità d’Italia.  In realtà i proclami furono due:  uno datato 3 luglio 1849 e l’altro, quello più noto e decisivo, 20 novembre 1849. (Nella pagina Storia si può leggere il testo e la sua importanza)

La storia ha coniato per lui la definizione di “Re Gentiluomo”, ma soprattutto lo indica come sovrano che ha portato a compimento il Risorgimento, con il raggiungimento dell’Unità d’Italia. Vittorio Emanuele II è diventato così il primo Re d’Italia ed è stato indicato come Padre della Patria, come recita la scritta apposta sul Vittoriano, monumento che si trova in piazza Venezia, a Roma.

Regina Maria Adelaide d'Asburgo

Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena era figlia dell’arciduca Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena, Viceré del Lombardo Veneto, quindi imparentata con l’imperatore d’Austria. Per questo le sue nozze con Vittorio Emanuele II Savoia furono strategiche per il Regno Sabaudo.

E’ nata il 3 giugno 1822. I suoi genitori erano l’arciduca Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena e la principessa Maria Elisabetta di Savoia-Carignano, sorella minore di re Carlo Alberto.

Le nozze di Maria Adelaide e Vittorio Emanuele furono celebrate nella Palazzina di Caccia di Stupinigi il 12 aprile 1842. L’evento fu caratterizzato da 24 giorni di intense manifestazioni.

Dall’unione tra Vittorio Emanuele e Maria Adelaide nacquero otto figli, gli ultimi tre morirono giovanissimi o addirittura durante il parto: Maria Clotilde (1843-1911), Umberto (1844-1900), divenuto re d’Italia nel 1878 alla morte del padre, Amedeo (1845-1890), Oddone (1846-1866), Maria Pia (1847-1911), Carlo Alberto (1851-1854);Vittorio Emanuele (nato e morto nel 1852); Vittorio Emanuele (nato e morto nel 1855).

Maria Adelaide ereditò il carattere del padre e ricevette un’educazione all'epoca riservata ai maschi, imparando ben cinque lingue, tra le quali latino, greco e piemontese. Aveva una grande passione per la botanica; imparò questa arte e la mise a frutto per la trasformazione e la cura del Giardino delle Rose, che si trova all’ingresso del castello di Moncalieri, dove trascorse dei lunghi periodi insieme al suo sposo nell’appartamento reale, che il 5 aprile 2008 è stato distrutto da un incendio. 

Maria Adelaide diventò regina consorte dello Stato Sabaudo nel 1848, ma non riuscì a diventare la prima regina d'Italia, in quanto morì il 20 gennaio 1855. 

Maria Clotilde, Santa di Moncalieri, 

"Principessa Triste"

La principessa Maria Clotilde, una delle discendenti della dinastia Savoia più legate a Moncalieri. Nata a Torino nel 1843, era la primogenita del re Vittorio Emanuele II e della regina Maria Adelaide.

Sin dall’infanzia, trascorsa in parte nel Castello di Moncalieri, ricevette dalla mamma, dalla nonna Maria Teresa, moglie di re Carlo Alberto, un’educazione molto austera durante la quale venne preparata alla lettura, allo studio delle lingue, alla preghiera e alle buone maniere. Infatti come primogenita di re Vittorio Emanuele II avrebbe dovuto avere un ruolo di primo piano nella dinastia; soprattutto era destinata ad un matrimonio importante e strategico per i destini del regno sabaudo, visto che era all’orizzonte il progetto di unificare l’Italia. La piccola principessa, pur avendo una spiccata personalità, aveva un carattere docile e soprattutto aveva un innato senso di responsabilità.

Così, ancora adolescente, accettò di andare in sposa al principe Giuseppe Carlo (detto Girolamo) Napoleone, un uomo di quasi 40 anni, un autentico libertino, totalmente distante dalla sua rigida morale cattolica. Era il nipote di Napoleone III, imperatore di Francia e quel matrimonio, di cui si parlò nel famoso vertice di Plombières, fu fortemente voluto da Camillo Benso conte di Cavour perchè era strategico per il piccolo regno di Piemonte e Sardegna. Il Re ebbe non pochi dubbi e ne parlò alla figlia la quale, a conferma del suo carattere forte, scrisse questa lettera molto schietta a Cavour  “Ho molto pensato; ma è una cosa molto seria il mio matrimonio col Principe Napoleone e che soprattutto è del tutto contraria alle mie idee. Io so anche, caro Conte, che esso potrebbe essere vantaggioso all'avvenire di una nazione come la nostra e soprattutto al Re mio Padre. [...] ci penserò ancora e spero che il Signore vorrà guidarmi col suo infallibile aiuto; io rimetto tutto nelle sue mani per ora e non posso decidere nulla”. Con questo travaglio interiore della principessina Maria Clotilde, alla fine prevalse la ragion di stato e re Vittorio Emanuele concesse la mano della primogenita.

A sposalizio ornai deciso, Maria Clotilde incontrò solo una volta  e di sfuggita il futuro marito; le nozze furono celebrate il 30 gennaio 1859, quando la principessina, che in casa Savoia chiamavano “Checchina”,  doveva ancora compiere 16 anni. Il rito venne officiato nel Duomo di Torino dall'arcivescovo di Vercelli, monsignor Alessandro d'Angennes. Gli accordi prematrimoniali stabilirono che la principessa portava in dote 500.000 lire, oltre a 300.000 lire di gioielli e 100.000 lire di corredo personale, ma soprattutto rinunciava formalmente alla corona e come segno di gratitudine il re le conferì il titolo di “Principessa di Moncalieri”.

Gli sposi partirono per la Francia in treno e il loro viaggio seguì un preciso e originale cerimoniale, che fu stabilito dal Sindaco di Torino in una lettera, che si trova nell’archivio comunale di Moncalieri, nella quale sono contenute  le indicazioni per accogliere il passaggio della regale coppia: ci sono le direttive sul mazzo di fiori e sulla scritta in oro da apporre sul fiocco. Le cronache dell’epoca raccontano che il treno si fermò nelle stazioni di Moncalieri, Asti, Alessandria e Novi Ligure.

A Parigi Maria Clotilde, fu raggiunta poco dopo dalla contessa di Villamarina, sua dama di compagnia e amica sin dall'infanzia, che era l’unica persona con la quale trascorreva nei primi anni le proprie giornate. Poi si dedicò completamente ad opere benefiche, soprattutto all’assistenza degli ammalti e all’educazione dei tre figli: Vittorio, Luigi e  Maria Letizia, che fu l’ultima discendente di Casa Savoia a vivere a Moncalieri e a dimorare nel castello.

La vita di Maria Clotilde in Francia si concluse nel 1870, solo dopo la caduta della dinastia napoleonica susseguente alla sconfitta di Sedan, nonostante da tempo il padre la supplicasse di far ritorno a casa. Sempre per quel suo forte carattere e per il suo radicato senso del dovere, resistette sino all’ultimo. Solo dopo che l’imperatrice Eugenia se ne era andata, il 5 settembre uscì da Parigi. Non ascoltò i suggerimenti di chi le consigliava una fuga, ai quali rispose con sabauda fierezza “Peur et Savoie ne sont jamais rencontrèes”; lasciò la capitale francese, che era in rivoltà, nella sua carrozza, con le sue livree alzate, a fronte alta, salutata al suo passaggio con rispetto dal popolo.

Stette a Prangins, sul Lago di Ginevra, sino ai primi mesi del 1878, quando tornò in Piemonte e si stabilì da sola nel castello di Moncalieri.  Separata di fatto da tempo dal marito, col quale tuttavia mantenne buoni rapporti, tanto che saputo delle sue gravi condizioni di salute, all’inizio del 1891, accorse al suo capezzale a Roma e restò sino alla sua morte che avvenne il 17 marzo.

A Moncalieri rimase trentatrè anni, fino alla morte, che avvenne il 25 giugno 1911, per essere poi sepolta a Superga.

Nel castello di Moncalieri visse in maniera monacale, consacrata ai voti di povertà, castità e obbedienza come terziaria domenicana. La sua anima toccherà vette di non comune splendore spirituale, beneficando la gente che viveva con lei nel castello e tanti bisognosi della città, al punto che alla sua morte, avvenuta il 25 giugno 1911, venne salutata come la “santa di Moncalieri”.

Una considerazione finale. Nonostante i suoi enormi meriti, l’oblio ha avvolto con una patina di silenzio questa coraggiosa e sfortunata principessa: la causa di beatificazione intrapresa a Roma per l’accertamento dell’eroicità delle sue virtù si è arenata per mancanza di fondi e storiografia adeguata. Se il riconoscimento ecclesiastico non è avvenuto, bisogna tenere viva  la memoria del suo altruismo e del suo enorme sacrificio prima di adolescente e poi di donna.

Maria Letizia "Principessa Ribelle"

La Principessa Maria Letizia era la figlia di Giuseppe Bonaparte e di Maria Clotilde Savoia ed aveva come nonni due personaggi illustri: Girolamo Bonaparte, cugino dell’imperatore Napoleone III e il re Vittorio Emanuele II Anche se era molto legata alla madre e alla dinastia Savoia e soprattutto visse per molto tempo in Italia e nel castello di Moncalieri, aveva il vezzo di farsi chiamare “Marie Letitia” alla francese. Forse questo era  il segno per ricorda la sua nascita che avvenne a Parigi il 20 dicembre 1866, dove restò con la mamma sino alla caduta dell’Impero francese.

Era una donna molto diversa dalla madre; se Maria Clotilde, la Santa di Moncalieri, era definita “la principessa triste”, Maria Letizia era considerata la “principessa ribelle”. Un carattere e una personalità esuberante che aveva ereditato dal padre, chiamato “Pamplon”, un ateo convinto che ha sempre avuto uno stuolo di amanti.

La principessina sin giovane amava le feste mondane, le corse a cavallo, i gioielli e i vestiti sensuali, che evidenziavano le generose forme del suo corpo. A fine ‘800 era una delle principesse più corteggiate dalla nobiltà europea e i Savoia pensarono di unirla in matrimonio con il giovane cugino Emanuele Filiberto, erede del Ducato d’Aosta. Però all’ultimo momento e in modo clamoroso i fatti andarono diversamente, perché si invaghi di lei lo zio Amedeo Duca d’Aosta, che fu potente Re di Spagna e padre del promesso sposo. Nonostante alcuni tentativi, soprattutto del re Umberto I, di dissuadere quelle strane nozze, Maria Letizia e Amedeo, vedovo di 41 anni, mentre lei ne aveva appena compiuto 21 anni, si sposarono. Il matrimonio durò solo tre anni, in quanto il marito morì di broncopolmonite. 


Da quella breve unione nacque il figlio Umberto, che ricevette il titolo di Conte di Salemi. La giovane vedova si rituffò rapidamente nella vita mondana e per anni fu protagonista dei salotti aristocratici, intrecciando relazioni sentimentali, senza però più sposarsi. La vicenda amorosa più importante la principessa Maria Letizia la visse oltre i 50 anni, quando si legò ad un prestante ufficiale dell’esercito, molto più giovane, che la assecondò nelle sue grandi passioni e le rimase vicino sino alla morte avvenuta nel 1926, dopo aver sopportato il dolore della perdita del figlio Umberto, che nel 1918 fu stroncato dall’epidemia spagnola.


Con la scomparsa di Maria Letizia si concluse il lunghissimo e fortissimo legame tra i Savoia, Moncalieri e il castello reale.